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Nuovo intervento per La Repubblica di Giovanni Diassise

 

C’è chi non entra in un bar da mesi neppure per prendere un caffè, chi esce solo con un amico alla volta per non rischiare e ragazzi che passano serate on line a sfidare i compagni ai videogiochi . A distanza di sicurezza. E' la nuova vita dei millennials ai tempi del virus, con i locali chiusi dalle 18  e il  coprifuoco alle 22 hanno dovuto rivoluzionare la loro vita, non solo a scuola ma anche nel tempo libero.

Come Sara Marcori, 18 anni studentessa alla facoltà di lingue e  appassionata di danza. Con le sue compagne di hip hop usciva spesso anche dopo  le lezioni. “Non ci siamo più viste da quando siamo passate ai corsi on line, con le ultime restrizioni ci siamo perse – racconta dalla sua stanza che in questi mesi è diventata la sua comfort zone  -  Ora esco una volta alla settimana con una mia amica, non ho più preso l’autobus  con  e la paura di ritrovarsi con persone sconosciute nei bar passa anche la voglia di uscire”.

Fino a qualche mese fa Sara trascorreva i weekend con gli amici . “L’appuntamento era il venerdì sera in Corso italia , andavamo tutti insieme nei locali fino alle tre del mattino ,  sembra passato un secolo. Ora il massimo della vita  è un giro ai parchi di Nervi al pomeriggio – racconta  – Manca  la libertà di uscire e potersi abbracciare senza temere di contagiarsi”.

Un mondo tutto da reinventare tra le mura di casa anche per il fine settimana. Con i vecchi compagni del liceo Sara si ritrova spesso a giocare on line a Skribbl.lo per indovinare quello che gli altri stanno disegnando mentre si chiacchera in video chiamata. “Non è la stessa cosa ma almeno si riesce a stare un po’ insieme e distrarci .Ora stiamo provando a organizzare una gita all’ aperto nelle vacanze di Natale, rispettando tutte le misure di sicurezza  ma non è semplice – chiarisce – Quest’estate siamo riusciti ancora a fare il viaggio della maturità in Sardegna, sono passati pochi mesi ma è cambiato praticamente tutto . 

Ragazzi che sono diventati anche più attenti ai comportamenti dei coetanei . “Ormai  esco solo con un amico alla volta- racconta  Alessandro Segalerba, 22 anni – Questa situazione ti porta un po’ a giudicare quello che fanno gli altri, prima di incontrarsi con qualcuno si controlla con chi è uscito nei giorni precedenti, se è abbastanza sicuro trascorrere del tempo insieme o è meglio lasciar passare ancora qualche giorno ”. Il sabato e la domenica sono diventati giorni come gli altri e si assomigliano tutti. ” Da quest’estate non ho più messo piede in un ristorante  e con la chiusura dei locali alle 18 abbiamo perso anche l’aperitivo con gli amici. Di sera non si esce più, perché rischiare una multa da 400 euro ?  – continua Alessandro che da un mese ha iniziato a lavorare qualche sera  come porta pizze  – Volevo trascorrere  qualche giorno in montagna con la mia  fidanzata nelle vacanze di Natale  ma non abbiamo fatto in tempo a pensarlo che hanno deciso di chiudere tutte gli impianti fino al 7 gennaio. Ritenteremo”.  

Con il computer e il telefono che sono diventati compagni di vita indispensabili. Alessandro  con  il suo gruppo di  amici storici ormai si incontra solo su Skype. “Parliamo di musica , commentiamo i risultati  delle partite di calcio . Sembra quasi una cosa normale  – continua – E’ vero che possiamo uscire, a livello psicologico non è come essere in lockdown.  Ma pensare che un anno fa ci ritrovavamo a studiare in biblioteca in gruppi di dieci o a magiare la pizza in venti  fa strano. Speriamo di poter  tornare a farlo al più presto, in sicurezza”.

Intanto costretti a casa  i millennials  si sono scoperti più fragili e più timorosi di contrarre il virus, anche rispetto alla scorsa estate. Come Giovanni, studente di 18 anni .  “ Non è vero che siamo sprovveduti. Ormai le uscite di gruppo si sono ridotte al massimo a  quattro persone, rigorosamente all’aperto e solo per qualche passeggiata rispettando le distanze”. E anche le gite fuori città sono state eliminate ,  “Perché  i bus e i  treni  abbiamo smesso di prenderli per paura  –racconta  Giovanni – Abbiamo sostituito il cinema con Netflix e usiamo applicazioni di tutti i tipi per mantenere i contatti pur restando a casa ”.

Zoom e Meet restano applicazioni per la scuola o per ritrovarsi con i compagni a ripassare insieme la lezione  al pomeriggio. La sera ci sono le maratone di videogiochi o ci sposta su Skype. “Noi di solito giochiamo a lupus in tabula, un gioco di ruolo in cui bisogna scovare i colpevoli – conclude Giovanni – E’ un modo per passare il tempo in attesa del via libera per tornare a vivere la vita vera ”.

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